Archivi categoria: Design-ar
The Question
L’attimo raccolto (delle 4:25 pm)
The Illustrators
Sono i nuovi eroi della comunicazione contemporanea. La loro arte (visiva) colpisce non solo per l’immediatezza delle immagini, ma anche per la bontà del messaggio che arriva agli occhi e al cuore. E il nostro mondo ha tanto bisogno di bontà in questo momento. The Illustrators, save us! Il miglior modo per seguirli? Su Instagram. Ecco i dieci preferiti di T&M.
Malika Favre
Justin Teodoro
Thomas Danthony
Fred Birchal
Jason Brooks
Jordi Labanda
Jovan Rosario
Isher Dhiman
Vahram Muratyan
Alan-Walsh
Federico Babina
Non ne avete abbastanza, vero?
Visitate Picame Mag, anche su Instagram.
(to be continued)
Gli ego-design [parte II]
Il fascino degli oggetti – Sarebbe una follia non sognarli. Li chiamano “obsessions”, sono gli oggetti del desiderio che valorizzano la nostra persona, la nostra dimora, il nostro lifestyle. Nascono come sogni in una wish-list, per poi realizzarsi con i giusti Tempi&Modi nella nostra vita. Sono oggetti con un nome ed un’anima, per questo raccontano una storia. Oltre ogni moda. La selezione di T & M continua con una scelta di oggetti iconici e senza tempo.
GLI OGGETTI
Décolleté Manolo Blahnik
Acquarama Riva modellino di Kiade
Sella di Zanotta
Robot da cucina di KitchenAid
Valigeria Louis Vuitton
Radio Cubo Brionvega
Delfina Delettrez Ring
Fornasetti Objects
(to be continued)
Gli ego-design [parte I]
Chiamateli per nome – Sono creazioni dal carattere così forte e deciso che anelano a spazi vuoti per esaltare la propria essenza. Fiere del loro nome, egocentriche per valore, amano la solitudine per essere ammirate e quindi, adulate. Come in una galleria d’arte. E noi, quanto desidereremo avere nella nostra dimora, una stanza vuota per accoglierne almeno una. La selezione di T & M apre con una scelta di lampade e sedute iconiche e senza tempo.
LE LAMPADE
Pipistrello di Gae Aulenti
Arco di Flos
Caboche di Foscarini
Campari Lights di Ingo Maurer
LE SEDUTE
Shadowy di Moroso
Barcelona di Mies van der Rohe
Lounge Chair & Ottoman di Charles e Ray Eames
Egg Chair di Arne Jacobsen
Louis Ghost di Philippe Starck
(to be continued)
L’attimo raccolto (in pieno luglio)
Tomato’s Drops
Casual Mente
Come t’interpreto
“Tavolo da Caffè”
Gae Aulenti, 1980
Tavolino basso per caffè disegnato da Gae Aulenti nel 1980. Materiale: vetro Float molato spessore 15 mm. Struttura: ruote industriali con forcelle in metallo verniciato nero ottico. Misure: 100 x 100 cm H 25 cm . Prodotto selezionato dal MOMA, Museo di Arte Moderna di New York.
*location: salone cinquecentesco Casa Campanelle
L’attimo raccolto (del venerdì)
Fur Interiors Trend
L’attimo raccolto (del sabato pomeriggio)
She wears Marsala
Interior wears Marsala
L’attimo raccolto (del rientro)
White decor, in&out
(G)old
Go!
My Busby Puppet in Paris
Fine della relazione
Vip
A volte ritornano
My #coveringkit
My #squarekit
Vetri
GerberArt
Dove osano le idee
Blue Eyes
Wool & Body
Su Wallpaper* di settembre alcune immagini della collezione Unexpected Sculpture di Brigitte Niedermair abbinate ad interpretazioni in maglia dell’artista “architetto del corpo” Lucy McRae.
BarbieStyle
Ballerina d’acciaio
Evergreen (2)
Unconventional vase
Bellezza liquida
Hole Design
Giovani designer crescono
Attenzione, designer in corso!
feat. Lou Lou Ghost e Componibile Anna Castelli Ferrieri di Kartell
*concept ideato per un corso di formazione dedicato a giovani designer
Fam@
#mysterykit
My vinyl fan
L’attimo raccolto (in studio)
Tire Change
#returnedkit
L’attimo raccolto (delle pulizie domestiche)
Interiors trend
Basta poco per sognar
L’attimo raccolto
#fatalkit
feat. Ninja To originale, body La Perla, fiore di Nerium Oleander, mascherina in raso Acqua di Parma, guanti da kick boxing Leone, spaghetti al nero di seppia Felicetti, guanti in pelle Opera sfoderati, Fornasetti Burlesque Candle, Creme & Crimini ricette deliziose e criminali di Agatha Christie, Macbeth Shakespeare, Blade Casadei, cornetta retro’ per iPhone.
#kitoffice
DNA di un’idea
Spaghi design
L’Accordo
Il vestito rosso
Banane&Lampone
My Mag Sofa
Wire & Burlesque
L’attimo raccolto (del primo pomeriggio)
La grande spremuta
L’idea vincente
Oltre le gambe c’è di più
Il tavolo, per me il cuore di tutto. Dove si mangia, dove si lavora, dove si vive creando. E come dice Umberto Dattola di CLAB4design, dove si prendono le decisioni più importanti.
La scelta di un tavolo segue il gusto e l’armonia dello spazio circostante, ma soprattutto la bellezza. La bellezza di quattro gambe e un piano che ti trasformano lo spazio e la vita.
Per il mio workspace ho scelto I’m a woodworker table, una delle creazioni di CLAB4design, di Umberto Dattola.
Un tavolo con gambe in ferro tinte, piano in legno massiccio trattato con olio naturale atossico nella versione 200L x 75H x 85W cm.
Marilyn in the shower
Idee illuminanti
In attesa del nettare
L’ispirazione del giorno
The jaguar issue
Karen Knorr, The Maharaja’s Apartment, Udaipur City Palace, from India Song, 2008-2010
João Maria Gusmão e Pedro Paiva Onça – “Geométrica”
Roberto Cavalli Rug
Pochette lady buckle in pelle stampata giaguaro
Gucci
Jaguar car
The Encounter Etro
Exotic Traces
Dependance di Casa Campanelle
Maid Art&Fashion
Ida Nielsen for Elle Ukraine October 2011
ELMGREEN & DRAGSET
View of the exhibition “Home is the Place You Left” in 2008, Kunstmuseum Trondheim (Norway)
Nigel Barker shoots Nadia Lacka, Liliane Ferrarezi, Jordan & Zac Stenmark for the story ‘Bedtime Stories’ in September Issue of Numero Russia. Styled by Diana Masiello. Make-up by Stoj Bulic and hair by Andrew Fitzsimons.
Pink staircases and french maids
Louis Vuitton s/s 2014
with Paula Patrice as maid
The Louis Vuitton f/w campaign 2013/14
Louis Vuitton, 2011
Egg Dream
THE EGG™
ARNE JACOBSEN 1958
Arne Jacobsen designed the Egg™ for the lobby and reception areas in the Royal Hotel, in Copenhagen. The commission to design every element of the hotel building as well as the furniture was Jacobsen’s grand opportunity to put his theories of integrated design and architecture into practice. The Egg is one of the triumphs of Jacobsen’s total design – a sculptural contrast to the building’s almost exclusively vertical and horizontal surfaces. The Egg sprang from a new technique, which Jacobsen was the first to use; a strong foam inner shell underneath the upholstery. Like a sculptor, Jacobsen strove to find the shell’s perfect shape in clay at home in his own garage. Because of the unique shape, the Egg guarantees a bit of privacy in otherwise public spaces and the Egg – with or without footstool – is ideal for lounge and waiting areas as well as the home. The Egg is available in a wide variety of fabric upholstery as well as leather, always combined with a star shaped base in satin polished aluminium.
Per i miei viaggi sulla Nube di Oort
SCILLA
Sandalo-scultura con tacco a forma di piovra in materiale polimerico, dipinto a mano. Il soletto in alluminio aeronautico è lucidato a palladio.
Blue as the sky, the ocean and the pools
To commemorate the launch of its Beverly Hills store, Hermès has created two blue basketballs (oh please, that joke is so easy) costing $12,900 each and made in the Paris atelier under the creative direction of Pierre-Alexis Dumas. The idea behind the calfskin curios, which are indeed available to buy and use, is to represent “the sky, the ocean and all the beautiful pools that are a way of life in L.A. and Southern California,” says American CEO Robert Chavez. They also feature the same hand-stitching as the house’s iconic Birkin bag, so you could call it couture sporting equipment.
Cortesi presenze
Non li vedi ma li senti. Sono pezzi in plexiglass e in vetro, preziosi oggetti di design e di arredo, che hanno il potere di suggestionare senza farsi vedere, anzi, sanno valorizzare l’ambiente con la loro “presenza-assenza”. Ne ho incontrato cinque esempi tra le mura di Castel Stenico, uno dei manieri più affascinati del Trentino. Ve li presento: nell’ordine, scala elicoidale con pioli in vetro Spiro di Trescalini, Bench in plexiglass Santambrogio Milano, lampade a sospensione in vetro soffiato Empatia di Artemide, seduta Louis Ghost di Kartell, bicchiere in cristallo Harcourt 1841 di Baccarat.
SOme BEautiful ITems
for me ♥ for you ♥ forever
CLASSIC COLLAR
The Classic Collar is made with smooth saddlery leather, the minimal style fastens with a buckle on the back and has a D-ring for a lead attachment. Handmade in England.
+
CLASSIC CUFFS – WRIST
The Classic Cuffs are made with smooth saddlery leather, the minimal style fastens with a buckle on the back and has a D-ring for trigger hook attachment. Handmade in England.
by FLEET ILYA
E sfogliando Art & Décoration
Per viaggiare ad occhi aperti
l’ultimo costruttore di globi terrestri
Emozioni in forme
Legno firmato
Food Art Design
Botanical Sculptures
Una spremuta ad arte
Il valore di un’icona senza tempo, di un vero bestseller, è dato anche dalla sua capacità di reinventarsi. Dopo 170 anni di storia il calice Harcourt di Baccarat ha incontrato una nuova funzione, quella di spremiagrumi grazie a Guillaume Noiseux, giovane studente dell’ECAL. E il mito si rinnova.
Come un commiato
Giuseppe De Nittis
Colazione in giardino, 1883
Olio su tela, cm. 81×117
Barletta, Pinacoteca Giuseppe De Nittis
In questo dipinto, che rappresenta una colazione all’aperto, il pittore ha lasciato la moglie, il figlio e il suo tovagliolo al tavolo e si è alzato per andare a dipingere… il quadro. Un commiato.
Dal 19 gennaio al 26 maggio 2013, Palazzo Zabarella di Padova sarà teatro di un eccezionale evento dedicato a Giuseppe De Nittis (1846-1884).
Le stanze dei bottoni
IL BOTTONE, ARTE E MODA
dal 16 dicembre al 7 aprile 2013
Musei Mazzucchelli, Ciliverghe di Mazzano (Brescia)
Ai Musei Mazzucchelli una grande mostra sulla storia del bottone, a cura di Franco Jacassi. (Forse la più grande mai concepita al mondo). Perché viene allestita in un ‘Museo della Moda’ in Italia? Non solo perché la moda italiana è leader, ma perché vantiamo in Italia la più importante filiera produttiva in questo settore, dai tessuti agli accessori, alla confezione. Soprattutto per quanto riguarda il bottone l’Italia ha una lunga storia, ma anche una presenza produttiva che tuttora è la più importante al mondo, malgrado la crisi. Non sarà quindi solo una mostra storica o per collezionisti, ma anche una storia del bottonificio italiano legato alla moda.
In mostra sarà esposta la collezione di Franco Jacassi, composta da oltre 10.000 bottoni rappresentativi dei vari stili ed epoche, dal Secolo XVIII fino agli anni Novanta del Novecento. Inoltre pannelli didattici sui principali e svariati materiali con cui sono stati prodotti i bottoni. Infine, per dare una visione complessiva, una storia del bottonificio italiano che mette in risalto il lavoro dei nostri artigiani e dell’industria italiana del bottone.
Il “VetroCenacolo” emozionerà Parigi
Una rappresentazione in vetro dell’Ultima cena che, mantenendo la vivacità di una reale tavola imbandita, ha il potere di trasportare nel passato. E’ “VetroCenacolo”, dal prossimo marzo, in esposizione al Musée Maillol di Parigi.
Il “VetroCenacolo” è una pregevole riproduzione artistica in vetro dell’affresco dell’Ultima Cena che si trova nell’antica chiesa di Santo Stefano a Carisolo TN), realizzata dal maestro soffiatore Silvano Signoretto nella sua fornace di Murano. Un’opera d’arte in vetro soffiato, composta di oltre duecento pezzi tra bottiglie di vino, trote iridee, gamberi di fiume, pani e stoviglie.
Dopo essere stata esposta al Castello del Buonconsiglio di Trento, a Milano e nella Cattedrale di Notre Dame a Strasburgo, nell’estate scorsa l’opera del Signoretto è tornata “a casa”. Esposta sotto le maestose pitture tardogotiche, l’affresco da cui trae origine, è riuscita a rendere per quanto possibile, ancora più suggestiva e affascinante l’atmosfera dell’antica chiesa.
La piccola chiesetta di Santo Stefano di Carisolo è arroccata su uno sperone di roccia del paese della Val Rendena. E’ stata edificata intorno al 1100, ampliata e decorata nei secoli successivi. Affrescata dai pittori itineranti Baschenis tra il 1461 e il 1532. Sulle pareti esterne è dipinta la famosa “Danza Macabra” splendido esempio di tema iconografico tardo medievale. All’interno è affrescata l’Ultima Cena che spicca per l’immediatezza: il tavolo è apparecchiato con grande ricchezza di vasellame, piatti con pesce e abbondanza di pane e vino in “angastare” (particolare forma di antica bottiglia). Molti gamberi rossi di fiume (all’epoca cibo popolare quotidiano) conferiscono al banchetto una nota colorata di particolare bellezza e significato.
Ora “VetroCenacolo” è attesa a Parigi.
L’operazione culturale che porta “VetroCenacolo” in Europa nasce dall’intuizione della dottoressa Rosa Barovier Mentasti di Venezia ed è promossa dalla Fondazione Maria Pernici Antica Vetreria di Carisolo, presieduta da Manuela Bonfioli.
Si ringrazia la Proloco di Carisolo per le immagini.
E’ tutto qui. The Omnia
A Zermatt, nelle Alpi Svizzere, un luogo straordinario invita gli ospiti a dimenticare da dove vengono e dove stanno andando.
Per questo moderno rifugio alpino, l’architetto newyorkese Ali Tayar ha fuso elementi del mountain lodge americano con arredi funzionali, innovativi, di design. Un hotel progettato secondo una filosofia che persegue il “tutto” armonico.
E’ tutto qui. Un mondo tra terra e cielo. Prego, visiti il website The Omnia.
Il segreto dei segreti. I tarocchi Sola Busca

A Milano, alla Pinacoteca di Brera, da oggi al 17 febbraio 2013 è in programma la mostra Il segreto dei segreti. I tarocchi Sola Busca, una mostra che intende presentare questa importante acquisizione al grande pubblico, indagandone per la prima volta in maniera approfondita il contesto culturale e le possibili fonti, la complessa iconografia, arrivando così anche a precisarne la datazione e a identificare l’artista che lo ha realizzato e l’umanista che ne ha suggerito l’iconografia, aspetti tutti che non sono mai stati in precedenza sviscerati dalla critica.
Questa mostra è la prima parte di un importante ciclo espositivo sui tarocchi che proseguirà nel nuovo anno. Dal 20 febbraio al 7 aprile 2013, infatti, presso la Pinacoteca di Brera sarà allestita la seconda mostra dedicata all’altro prezioso mazzo del XV secolo appartenente alle collezioni del Museo, dal titolo I tarocchi Bembo. Dal cuore del ducato di Milano alle corti padane.
Andare lontano
Oggi, dopo tanto tempo, ho riaperto questo libro d’arte.
Oltre ad un’autodedica, datata 2002
vi ho trovato immagini meravigliose che mi hanno portata lontano. Vi porto con me
in Indonesia, Bali. Sciarpa femminile portata sul petto o sulla spalla (splendang) in broccato di fili di seta e di metallo e ikat.
In Cina, Manchù. Abito femminile informale in seta (pao) con farfalle colorate tessute mediante tecnica ad arazzo, bordi con galloni tessuti e ricamati.
In Tibet. Mantello in raso di seta, tecnica ad arazzo (kesi) con disegni di nuvole e fodera in seta rossa.
In Giappone (Hikoshi-Banten). Giubba da pompiere con diversi strati di cotone trapuntato.
In Turchia. Broccato di seta malva e argento con fili di metallo sovrapposti per bordi lavorati ad ago e bottoni intrecciati.
In India, Kutch. Gonna in raso (gaghra) ricamo in seta a punto catenella con motivi di pavoni e fiori.
In Indonesia, Sumatra, isola Muntok Bangka. Scialle in seta (limar) con trama centrale molto fine rossa e gialla lavorata con tecnica ikat circondata da fili di metallo in decorazione songket.
In Uzbekistan. Broccato di seta cinese e ricami a punto catenella in seta di frutti Nimuri e tulipani.
In Siria. Abito femminile delle zone rurali (thob) con ricami in seta.
E in Iran. Seta rossa e verde con ricami in seta raffiguranti piccoli motivi floreali e animali.
da Costumi e tessuti dell’Asia. Dal Bosforo al Fujiyama. Collezione Zaira e Marcel Mis. Skira, 2001.
Preziose scoperte
Gli archeologici dell’Istituto ceco della missione di Egittologia, finanziato dalla Charles University di Praga e diretto da Miroslav Bartas, hanno scoperto l’anticamera della tomba della principessa Shert Nebti, che contiene quattro colonne di calcare con iscrizioni geroglifiche che riportano il nome della principessa e sulle testate, l’iscrizioni “la figlia del re, gli uomini e la sua amante Salbo venerato davanti a Dio onnipotente”.
La squadra di archeologi ha scavato un corridoio a sud-est dell’anticamera, che porta ad altre due tombe risalenti sempre alla quinta dinastia dei Faraoni e appartenenti, secondo le iscrizioni, a funzionari di alto livello tra cui un “grande difensore della legge” e un “ispettore dei servi del palazzo”. Nel corridoio sono stati rinvenuti quattro sarcofagi di pietra calcarea che contengono statuette di un uomo, un uomo accompagnato da suo figlio, e due uomini con una donna.
Preziose scoperte.
(fonte, Phys.org)
Memento
Passioni recuperate
Sono più di 20 anni che Recuperando raccoglie piastrelle antiche. Tantissimi modelli di piastrelle antiche italiane, come Piastrelle di origine Siciliana provenienti dalle manifatture di Caltagirone, Santo Stefano di Camastra, Burgio, Sciacca e piastrelle di origina Campana provenienti dalle manifatture di Napoli Via Marina, Cerreto, Vietri sul Mare, Cava dei Tirreni, Torre del Greco.
Parallelamente a queste, Recuperando propone anche delle riproduzioni, copie di piastrelle antiche e pannelli a più piastrelle, decine e decine di modelli diversi tra italiani, ispanici, portoghesi e arabi.
Nel singolo dettaglio delle piastrelle antiche, oltre alle misure, prezzo e disponibilità, vengono indicate anche la Qualità e la Manifattura. La maggioranza delle piastrelle ha un marchio impresso sul retro, il biscotto appena formato e posizionato sul piazzale della manifattura veniva marchiato prima della cottura, quando l’argilla era ancora morbida e umida. I marchi antichi sono bellissimi ed è interessante tramite questi risalire alla provenienza e alle varie famiglie napoletane e siciliane che effettuarono la produzione.
Guido Frilli, l’anima di Recuperando, ha lavorato anni per la compilazione e classificazione di questi marchi e ha raccolto tutta la bibliografia antica e moderna reperibile sul mercato. Foto e disegni dei marchi antichi, censiti in più di 30 anni di ricerca, grazie all’aiuto di conoscitori, appassionati, collezionisti, professori universitari e gli eredi delle famiglie produttrici.
Tutto questo, solo per passione.
Art du bijou
@savetheglobes
Arte e storia si proiettano nel futuro. In un capolavoro di Vincenzo Maria Coronelli, il mappamondo del XVII secolo conservato alla biblioteca Angelo Mai di Bergamo, verrà inserita una “capsula del tempo” con i tweet più belli destinati a essere letti nel 2400. Un messaggio per il futuro. Per partecipare, scrivere su Twitter entro novembre un messaggio includendo nel testo @savetheglobes. (da Vogue)
Tonight
The Dutch National Ballet will dance Giselle at the open air culture theatre of the International Festival.
Un intreccio di passione
“Velo da calice in Lampasso”. Francia, 1720. Archivio Rubelli, Venezia.
“I cavalieri dell’Imperatore” sono qui
Al Castello del Buonconsiglio di Trento sono state aperte le prime casse provenienti dall’Arsenale di Graz e dalla Residenz Galerie di Salisburgo con i pezzi per la grande mostra estiva “I cavalieri dell’Imperatore: tornei, battaglie e castelli.” Un’occasione unica per ammirare pezzi provenienti da importanti armerie europee oltre alla più completa collezione al mondo di armi e armature da combattimento e da parata forgiate a mano da maestri fabbri rinascimentali proveniente dall’Arsenale di Graz.
Dal 23 giugno al 18 novembre 2012 al maniero trentino si respirerà l’aria dei cavalieri, delle eroiche imprese, dei tornei, dell’amor cortese e delle virtù eroiche. In questi giorni la Loggia del Romanino è stata invasa dalle monumentali casse in legno che custodiscono le preziose armature, alabarde, spade, armi da fuoco, dipinti e stampe, che saranno esposte al Castello del Buonconsiglio e a Castel Beseno nella mostra “I cavalieri dell’imperatore. Duello e guerra nelle armerie rinascimentali”.
L’esposizione sta man mano prendendo vita. Tra i primi pezzi posizionati c’è il celebre dipinto di Rubens che raffigura l’imperatore Carlo V proveniente dalla Residenzgalerie di Salisburgo. La tela sarà esposta nel Magno Palazzo nella Camera delle Udienze dove si troverà a dialogare con gli affreschi che raffigurano lo stesso imperatore Carlo V e il fratello minore Fedinando I immortalato dal genio di Romanino.
Nella stessa sala sarà esposta anche una preziosa quanto rara armatura da cavallo rinascimentale realizzata nel 1510 da Conrad Seusenhofer. Tra le armature più preziose che verranno in mostra vi è quella forgiata nel 1571 per l’arciduca Carlo II, realizzata per un torneo organizzato in occasione del suo matrimonio, oltre ad un’armatura da parata del 1550 forgiata amano dal celebre armaiolo Michael Witz Il Giovane decorata con foglie di vite.
La locandina
“L’Art d’aimer, de la séduction à la volupté” è una mostra audace che si interroga sulla fatalità della passione, sulle dinamiche dell’attrazione, sui percorsi più intimi e inviolabili dell’immaginazione. Una dedica al sentimento universale fatta da 350 opere (dipinti, disegni, foto, spezzoni di film) dei maggiori artisti degli ultimi tre secoli, da Francois Boucher a Pierre et Gilles, da Gustave Coubet a Picasso, da Marc Chagall a Tamara de Lempicka. Otto sezioni per esplorare l’amore dalla mitologia all’arte della galanteria, fino ai più incoffesabili segreti d’alcova. Dal 16 giugno al 23 settembre al Palais Lumière di Evian (Francia).
L’ispirazione del giorno
ROOM IN NEW YORK – Edward Hopper
Il maestro del realismo americano che meglio di ogni altro ha saputo rappresentare la solitudine e il dramma dell’esistenza moderna.
(Dal 12 giugno al 16 settembre, presso il Museo Thyssen-Bornemisza, Palacio de Villahermosa, a Madrid, viene esposta la più ampia selezione di lavori mai esposta in Europa di Edward Hopper, 70 opere, fra dipinti, disegni, stampe e acquarelli, inclusi 14 prestiti dal lascito della moglie Josephine N. Hopper).
Autonomia speciale
Se El Hierro, l’isola più piccola delle Canarie, si sta attrezzando per diventare completamente autonoma dal punto di vista della produzione di energia elettrica grazie a tecnologie ad emissioni zero, Tenerife non è da meno. Su quest’ultima infatti è già attivo il progetto Casas Bioclimáticas, promosso da Iter (Istituto tecnologico delle energie rinnovabili).
Si tratta di un complesso di 24 ville bioclimatiche in affitto, costruite nel Sud dell’isola, perfettamente inserite nel paesaggio, energeticamente autosufficienti e a emissioni zero. Ogni struttura è dotata di sensori per monitorare i consumi. Costano da 136 euro al giorno.
(Ilaria De Bartolomeis su Ladies)
Fusillo(tto) design
Ergonomia, porzionabilità, contestualizzazione, funzionalità, praticità, sono i parametri che un designer dovrebbe tenere in considerazione prima di progettare. Anche un food designer. Ed è quello che hanno fatto in casa Cosimo Rummo (la pasta scelta dai migliori chef) dove, per raggiungere una cottura perfetta e raccogliere bene il condimento, il pastificio beneventano ha dato vita ad un’ampia superficie elicoidale studiata al millimetro: così il fusillotto ora vanta un rapporto ideale tra superficie e spessore della pasta.
da Raffaella Beltrami su Class
A Venezia il Canaletto mai visto
Apre domani a Palazzo Grimani, a Venezia, la mostra “Canaletto. Il Quaderno veneziano”, dedicata al celebre “Quaderno di schizzi” del pittore, un unicum nella storia dell’arte del ‘700, codice mai visibile al pubblico, ora presentato insieme a 24 disegni appartenenti a collezioni pubbliche e private, anch’essi per la prima volta riuniti.
Il “Quaderno” di Canaletto è un prezioso piccolo volume formato da sette fascicoli, rilegati nell’ ‘800, ma in origine sciolti, ricolmo di schizzi realizzati probabilmente in un breve arco di tempo, poi riutilizzato dal pittore veneziano negli anni. Ogni fascicolo racconta il processo creativo del suo lavoro dalle tipiche annotazioni su colori, materiali e luoghi ritratti, alle corerzioni e abrasioni, ai cambi di inchiostro e di penna.
Da vedere.
da L’Adige, foto da agendavenezia.org
Alta convivialità
The Cube by Electrolux è un parallelepipedo di vetro ad altezza Madonnina (50 metri) che appaga la vista (mozzafiato) su Milano. E’ un temporary restaurant animato, dai Jeunes Restaurateurs d’Europe che sanno come soddisfare il senso del gusto (solo chef stellati). Aperto fino al 26 aprile (prenotazioni sul sito web), ha un unico tavolo per 18 ospiti.
Karma, supercar dal cuore verde
Il progetto è di quelli che nascono da un’idea brillante di un visionario, poi incontrano una fabbrica all’avanguardia della tecnologia e atterrano in una terra fertile d’innovazione. Karma, l’auto gioiello da poco più di 100 mila euro, è prodotta in Svezia e progettata dalla Fisker Automotive, una casa automobilistica americana che rappresenta l’avanguardia della sperimentazione in campo di mobilità ecosostenibile e verrà importata in Italia dalla famiglia Lunelli (Ferrari Spumanti).
La supercar che la famiglia Lunelli importerà in Italia ha una linea da grande sportiva, di quelle che di solito quando le metti in moto ti fanno vibrare lo sterno coi bassi del motore. La Karma invece ha bisogno di una altoparlante con il suono sintetizzato per far capire a chi sta intorno che il bolide è pronto a partire. E quando parte lo senti: il sedile ti abbraccia stretto, e il poggiatesta diventa tutt’uno con la nuca. Un bolide fuori, fatto di curve sinuose e prese d’aria in puro stile supersport, dentro ti accoglie con rivestimenti extra lusso e tecnologia, ma quello che più conta e proprio quello che non si vede. Il cuore pulsante della supercar è composto da due motori elettrici sull’asse posteriore, e un pacco da 200Kw di batterie che si ricaricano: col tetto solare, con il recupero di energia in frenata, attraverso la connessione alla rete elettrica e con il supporto di un motore a scoppio sotto il cofano anteriore. I pistoni però non fanno mai muovere le ruote, servono solo a dare energia a un generatore di corrente. Quasi quattrocento cavalli, niente male per un’auto elettrica.
L’innovazione nella nostra regione è di casa, assicura Marcello Lunelli: «Abbiamo deciso di investire in questo progetto perché crediamo che rappresenti il futuro della mobilità, e come siamo stati in passato precursori nei pannelli solari, nella cultura biologica, e in tanti settori, lo saremo anche nell’automobile ». «È un nuovo concetto di automobile ibrida – spiega Riccardo Sampaoles, il responsabile operativo della Fisker Italia che ha la sede a Lagundo – il limite dimostrato finora da tutti i modelli della altre case era l’autonomia ridotta, con questa nuova concezione del motore invece si riescono a percorrere fino a 480 km».
ds ispirata da Riccardo Valletti su Trentino, foto da car-oto.blogspot.com
Dove far giocare i sensi
Un’area verde e un punto di incontro, un giardino che la gente può sentire come privato e pubblico allo stesso tempo. Non un luogo contemplativo, ma relazionale, un salotto collettivo. Si chiama Sensational Park, il luogo dove far giocare i cinque sensi, realizzato dallo studio Nabito Atchitects, con base a Barcellona, in una zona popolare affacciata su una grande arteria di traffico a Frosinone.
Il percorso nel verde è disegnato per essere una continua scoperta. Coni di un metro di altezza sono disseminati lungo il sentiero di resina bianca e diventano aree di sosta sensoriali per stimolare i sensi: dal gusto di mele e pere che in estate nascono sugli alberi da frutto, al profumo delle erbe aromatiche come salvia, rosmarino e lavanda, fino all’udito, coinvolto nei giochi scientifico-didattici, e al tatto, stimolato dai tappeti erbosi e dai giochi di gomma ruvida.
Diventa quasi istintivo, togliersi le scarpe per camminare a piedi nudi, per impossessarsi dello spazio e farlo proprio. Da… sentire.
TESTO – ds ispirata da Erica Baldi su D (la Repubblica)
FOTOGRAFIE – nell’ordine, afasiaarq.blogspot.com, mimoa.eu
MUSICA – sensazioni forti vasco rossi http://www.youtube.com/watch?v=CudJWEU7cp0
Ascolta il tuo cuore, città
La governance delle strategie urbane, ovvero l’abilità di alcune città di pensare in modo strategico ed elaborare piani di sviluppo autonomi, capaci a loro volta di influenzare le politiche nazionali, si fonda sul rapporto con i cittadini.
Il piano strategico urbano cerca di rispondere alla domanda di una città: che cosa voglio fare da grande? Nell’ultimo decennio, Londra, Barcellona, Bilbao, Liverpool e Monaco di Baviera hanno avviato un percorso importante. In Italia, ci provano Genova, Milano, Parma.
Parma – Auditorium Niccolò Paganini
Paolo Verri, già direttore di Torino Internazionale, l’associazione che sviluppò nel 2000 il primo piano strategico per guidare l’ex capitale industriale del nord ovest nel decennio delle Olimpiadi, spiega: “La pianificazione urbana strategica è nata alla fine del secolo scorso a causa della necessità di far fronte ai grandi processi di deindustrializzazione. Quella fase è passata ma i piani strategici sono rimasti uno strumento essenziale per identificare un percorso condiviso di sviluppo urbano e attuare politiche di coesione sociale”
Ursula Hitz – Mapping London
Gli esempi di Londra e Singapore. Il “London Plan” recentemente aggiornato e stimolato dai Giochi Olimpici di quest’anno, costituisce un modello positivo per la crescita sostenibile della più vecchia megacity del mondo: propone un futuro urbano fondato su una città compatta, integrata e superconnessa (sia spazialmente che virtualmente). Un altro modello è quello di Singapore dove la redazione di diversi piani startegici ha trasformato una piccola città-Stato in uno dei principali centri intrenazionali della knowledge economy: in base a una vision condivisa sono stati coordinati gli investimenti nella ricerca biomedica, nelle nuove università e nello sviluppo di centri di ricerca, tutti ingredienti del successo dell’isola negli ultimi anni.
Farrer Court, Singapore Masterplan 2007
Tuttavia i piani strategici possono essere sviluppati con successo anche in città di media taglia, come dimostrano gli esempi recenti di Genova, Parma, Monaco e Mons, la città belga di circa 100mila abitanti che è riuscita a strappare la nomina a capitale europea della cultura del 2015 con il suo documento startegico. Piani di questo tipo ispireranno molte cittadine del nostro paese che spesso faticano a trovare la propria direzione, come ad esempio Asti, il cui potenziale, peraltro notevole, spesso non riesce ad emergere proprio a causa della mancanza di un pensiero strategico.
Piazza Alfieri – Asti
Si tratta comunque di una nuova generazione di piani urbani che in comune hanno un approccio che combina la dimensione spaziale con considerazioni di carattere sociale, economico, politico e tecnico, prendendo atto dei profondi mutamenti caratteristici del XXI secolo e dell’avvento dell’era dell’informazione. Insieme ad altri strumenti come il piano economico, il progetto di governance e quindi, piani regolatori, masterplan o altri strumenti urbanistici attuativi, il piano strategico permette di coordinare tutti quegli interventi che costituiscono la fitta maglia dell’agire cittadino, spingendolo in una direzione comune e possibilmente condivisa.
Sembra che dal punto di vista economico questo sia un ragionamento più che fattibile, la sfida invece, la vera frontiera della pianificazione strategica odierna, è la definizione di nuovi sistemi di governance cittadina e la creazione di ponti tra gli abitanti e i vari livelli del governo locale e nazionale. La pianificazione strategica può allora essere il veicolo per fare emergere le idee dei cittadini e far sì che convergano verso un obiettivo condiviso. Un punto di incontro tra governo dal basso e dall’alto, che sta trovando un orecchio attento nei governi più interessati all’innovazione.
da Carlo Ratti e Ricky Burdett (Domenica, Il Sole 24 Ore)
Miracoli dell’arte
Il miracolo dell’arte è anche questo, farsi specchio in cui riflettersi, espressione con cui interpretarsi, ispirazione per rinnovarsi. Se poi ci troviamo un pezzo di noi stessi e della nostra storia, siamo noi ad avere il potere di dare vita all’arte, di portarne a termine la sua missione, di renderla in qualche modo eterna.
Ad una mostra d’arte, una giovane donna si ferma davanti all’opera “Donne germoglio”, tronchi di legno morto sui quali sono state realizzate in ceramica raku, delle teste femminili, visi anneriti dal fuoco, capelli modellati come germogli e lo smalto, che ne esalta la nuova vita ma che al contempo, richiama lacrime e cicatrici di un passato.
Da una ferita, da una fenditura di quel legno secco, si è riaccesa la speranza che ha prodotto nuovi germogli, per ricominciare a vivere nella consapevolezza che è proprio la sofferenza che dona il coraggio di rinascere giorno dopo giorno.
Le teste di donna sono state create da una massa informe di argilla trasformata con velocità e maestria dalle mani di un artista. In quel momento, l’opera è ancora nella mente del suo creatore che deve necessariamente fare i conti con la casualità, affidando la sua creazione alla temperatura di fuoco di 900° e abbandonandosi completamente alla speranza di vedere realizzata la sua idea. Poi il momento dell’estrazione dal fuoco, difficile, delicato, doloroso, come un parto. Le teste di donna vengono riposte in una grande vasca e ricoperte con della segatura e del fogliame secco, dove, a causa della loro incandescenza, prendono fuoco. Un istante dal significato profondo per l’opera e per l’artista, perché è in quel momento vengono lasciati su entrambi, segni indelebili. Segni che avranno il potere poi, di comunicare e rievocare forti sentimenti.
E’ ciò che è successo alla giovane donna davanti all’opera. Lo straordinario potere comunicativo dell’arte fa sì che, tra quell’opera e la sua osservatrice, nasca una profonda comunione. La sua genesi si fonde con l’esperienza di vita della donna, segnata da passaggi dolorosi e carichi di sofferenza che ne hanno plasmato i tratti dell’anima oltre che quelli del viso.
La giovane donna esce dalla sala. Nella sua mente le teste bruciate dal fuoco e quel nero, il dolore, sono illuminate dallo spettacolo cromatico degli smalti che, pur enfatizzandone i tratti, le hanno ispirato quella gioia per un’esistenza rinnovata, per una vita nuova.
Gabriella Bais interpreta l’artista, Donatella Simoni la giovane donna alla mostra d’arte.
TESTI – ds ispirata da se stessa in “Memorie di fuoco” (Servizio Attività Culturali della Provincia autonoma di Trento)
FOTOGRAFIE – Gabriella Bais
MUSICA – born to die lana del rey http://www.youtube.com/watch?v=Bag1gUxuU0g&ob=av2e
Design per le mie orecchie
“L’ho pensato maestoso come una balena, ma anche soffice e scorrevole come un movimento nel ghiaccio”.
Con queste parole il designer polacco Robert Majkut, 41 anni, racconta la sua creazione.
E’ un capolavoro di design, per gli occhi e per le orecchie. Si chiama Whaletone e nella linea si ispira, come dice il nome, alle maestose balene.
Una nuova forma per il classico pianoforte a coda, un capolavoro di modernità disponibile anche in colori più dinamici come l’arancio e il fucsia.
Realizzazione e prezzo solo su richiesta. www.whaletone.com e per approfondire Sentio
La sostenibile leggerezza del living
Stravolgere il paradigma, ecco l’essenza della vera creatività. E’ quello che Santambrogiomilano, un’importante realtà imprenditoriale che realizza progetti in vetro dal carattere esclusivo, ha pensato di fare con il concetto “chiudersi fra quattro mura”, dimostrando ancora una volta che progettare significa ricercare con passione perché, come recita l’antico detto, “colui che cerca, trova”… l’invisisbile.
L’obiettivo è trasparente come il vetro: eliminare di fatto tutto ciò che può distrarre lo sguardo dalla contemplazione a partire dalla natura che ci circonda, alle forme pure di oggetti d’arredamento. Nascono così la Glass House e la collezione Simplicity.
Simplicity nasce dalla collaborazione di Carlo Santambrogio col designer Ennio Arosio che dà forma “trasparente” ad un modo netto ed essenziale di concepire e vivere gli spazi, dove gli elementi seppur fortemente caratterizzanti non sovrastano l’ambiente che li circonda ma entrano in perfetta simbiosi con esso.
Assemblando giunti e piani di vetro, le superfici si de-materializzano grazie a piani trasparenti sospesi e travi in vetro. Un esempio di particolare effetto lo troviamo nella scala con i suoi elementi strutturali in vetro totale che, priva di qualsiasi profilo in acciaio, risalta per la sua assoluta trasparenza e leggerezza.
Le realizzazioni Simplicity sono in vetro extra-chiaro Saint Gobain, temperato e stratificato, denominato Diamant per le sue caratteristiche di estrema purezza e lucentezza, interpretato in maniera unica attraverso l’impiego di spessori molto importanti (30 mm) e trattato con particolari procedimenti tecnici volti a garantirne l’assoluta sicurezza.
Particolarmente ineterssante è il momento in cui il vetro, da componente strutturale dello spazio, con la sua purezza e perfezione, crea un interessante contrasto con un altro materiale – ad esempio il legno e le sue materiche venature – ammorbidendo in questo modo, l’austerità e il minimalismo dell’assoluta trasparenza.
Incontri e contaminazioni d’arte, ovvero, l’armonia del “Bello”
Nella splendida cornice di un antico mulino in Valle di Ledro, in Trentino, Luca Degara, artista e designer trentasettenne, ha scelto di mettere le radici della sua arte e di farne il suo atelier/schowroom dove lavorare legno, vetro, acciaio, ceramica, oro e carbonio. Una singolare alchimia di artigianato, design e filosofia, il cui esito sono oggetti di arredo che si trasformano in opere d’arte.
In questi giorni, Luca Degara espone con la sua personale dal titolo “Arte & Design” alla Galleria Civica “Giuseppe Craffonara” di Riva del Garda, una mostra stimolante soprattutto dal punto di vista delle aperture trasversali alle arti e della contaminazione dei generi.
Durante il suo percorso artistico, il giovane artista ha perfezionato una peculiare forma d’arte che si caratterizza per gli accostamenti armonici tra elementi naturali e prodotti più raffinati del lavoro dell’uomo. «Solo amando e dosando i materiali – dice Luca Degara – giungo allo scopo del mio lavoro: la proporzione al di fuori del tempo e dei preconcetti; l’armonia fra gli opposti, siano essi forme, pesi o ideali».
Un’attività di sperimentazione che esprime un messaggio in cui l’unione di passato e futuro, tradizione ed innovazione, natura e tecnologia non sono più realtà inconciliabili, anzi si esaltano a vicenda: «Utilizzo e unisco materiali diversi e dalle caratteristiche uniche – dice Degara – come acciaio e cristallo, preziosi come l’oro o innovativi come la fibra di carbonio».
Luca Degara, da sempre sapiente lavoratore del legno, ha saputo, in questi ultimi anni, proiettare le proprie opere in una dimensione “ambientale”. Il legno, la materia sempre viva, che trattiene in sé la storia del mondo, incontra la perfezione fredda e asettica dell’acciaio.
E’ così che nasce il design di Degara, oggetti come tavoli scultura, installazioni luminose, comunque sculture vive nella forma e nell’anima, esposte in giro per il mondo ed oggi anche nella sua terra natale.
La mostra di Degara si è rivelata altresì ispiratrice di una riflessione sullo stato attuale dell’arte, concretizzatasi in un incontro pubblico tenuto da Fiorenzo Degasperi, scrittore e giornalista trentino, già direttore della Civica di Trento, ad oggi il più capace curatore e critico della realtà storico-artistica della regione. “Le esperienze di contaminazioni tra le arti e la ricchezza di alcune sperimentazioni con lo spirito rivolto al rinnovamento della società e dell’uomo, sono state determinanti nella storia dell’arte. Oggi però, essa deve fare i conti con una forte cecità derivata dal narcisismo, dall’egoismo, dall’individualismo, elementi questi che impediscono ogni confronto, parametro, giudizio. Fattori che scartano volutamente i valori e i simboli” afferma Degasperi. “E’ un’arte, quella odierna, che viene quindi relegata nella mente singola e solitaria dell’artista, che respira l’aria dello studio o al più di una parete di una galleria d’arte, ma che ha perso i legami con la terra e il cielo, con l’individuo e la socialità. Soprattutto, sembra che abbia dimenticato la sua vocazione alla ricerca. Ma tra le pieghe contemporanee” continua il critico, “si affacciano artisti che con lo sguardo sanno andare al di là, sbirciare lateralmente, impossessarsi di altri territori estetici, ingoiare vogliosi gli stimoli che provengono da rami culturali apparentemente lontani. Uno di questi è Luca Degara”
Luca Degara “Arte & Design” Sala Civica “G.Craffonara” Giardini di Porta Orientale – Riva del Garda orario: 10.00 – 12.30 14.00 – 18.00 lunedì chiuso. Fino all’11 marzo.
Con il sole, sbocciano i primi floral trends
E’ il momento del giardino-orto e di quello delle erbe spontanee.
In Val d’Orcia, i casali della designer Ilaria Miani hanno aiuole di cavolo nero, la verdura più di moda che ci sia.
A New York, la passeggiata più spettacolare è quella lungo la vecchia High Line, un giardino selvatico dove un tempo passavano i treni.
La bibbia delle erbe spontanee è Flora ferroviaria di Ernesto Schick, che cataloga con descrizioni e splendidi disegni i fiori che crescono lungo i binari del Canton Ticino.
Quindi, in definitiva, per il nostro open green della prossima primavera-estate non possono mancare il cavolo nero e come fil rouge, la ferrovia.
Un’idea? Gestire una pendenza realizzando dei gradini con vecchie travi di binario. Come al Parterre du relax di tempi&modi.
ds ispirata da Style
Vetro d’arte, effusione d’amore
Vi è un passaggio stupendo nella lavorazione del vetro, è quando i bordi di un vaso, resi malleabili dal fuoco, vengono tirati con le pinze per plasmarlo e quindi, nel toglierlo dalla bocca della fornace, esso si apre come un fiore che sboccia. Un cuore di ghiaccio che si trasforma in qualcosa che emana calore, regala emozione, un oggetto d’arte.
La bocca della fornace rappresenta la vita, dalla quale il vetro entra per essere lavorato e ne esce con la vita in corpo. Il potere del fuoco e del calore è quello di trasformare in realtà agli occhi dell’artista, quello che lui stesso ha tentato di realizzare prima nella sua mente. E’ intriso di magia l’attimo in cui un oggetto nasce dalla fornace. Quello che fino a poco prima, altro non era che un corpo informe rosso incandescente, si trasforma in un’opera unica, dalle forme sensualmente modellate, dai colori sorprendenti quanto inimmaginabili, dal cuore pulsante di vita.
Solo ora potete capire ciò che state per vedere.
Queste sono alcune delle meravigliose creazioni di Loretta Hui-shan Yang (1952), l’artista del vetro cinese più influente di questo nostro tempo. Attrice di spicco del cinema contemporaneo taiwanese, nel 1987, al culmine della sua carriera, lasciò la recitazione e sì dedicò all’arte della lavorazione del vetro. Yang utilizza le sue innate doti artistiche e la sua passione per la ricerca e l’esplorazione, per creare opere scultoree in vetro imbevute di tradizioni cinesi e di profonda filosofia umana.
Senti che gusto!
C’è un modo nuovo per sentire il gusto. Ascoltarlo.
E’ ciò che insegna a fare Foodfrequency un progetto innovativo frutto di una collaborazione tra professionisti altamente specializzati, tra cui Sara Lenzi, la sound designer che abbiamo incontrato qualche giorno fa, nel salotto di tempi&modi.
Foodfrequency significa innanzitutto, sintonizzarsi sul potere dei sensi, stimolando un utilizzo più consapevole della dimensione percettiva. E’ quindi, un invito a riflettere su cibo, cultura e territorio, quando si dice: “Bisogna comunicare emozioni”: un nuovo modo di fare marketing territoriale.
Un’esperienza immersiva ed intima, modulabile su tutte le culture culinarie senza confini linguistici, applicabile ai più diversi contesti e personalizzabile per molteplici obiettivi, in grado di essere vissuta ed apprezzata ad ogni età.
Siete tentati di provare? Questa è una prima ricetta per la degustare le “pietre preziose” trentine, ovvero i piccoli frutti: crumble di frutti di bosco di Sant’Orsola preparato e degustato immaginando una passeggiata nei boschi alpini innevati di gennaio. “Servire tiepida, mettere le cuffie e premere play”.
Cose dell’altro mondo.
Sara Lenzi, la designer del suono
“Il suono è potente: elaborato più velocemente dell’immagine, plasma (senza che ce ne accorgiamo) la nostra relazione cognitiva, percettiva ed emotiva con gli spazi e gli oggetti che popolano il nostro mondo. Il Sonic Interaction Design è una disciplina innovativa che, attraverso il suono, trasforma la nostra relazione con gli spazi e gli oggetti d’uso quotidiano. Il mio lavoro è creare identità sonore memorizzabili, efficaci ed evocative, per reinventare il rapporto con gli oggetti, i servizi e i media” – Sara Lenzi, sound designer
Oggi tempi&modi incontra Sara Lenzi, giovane trentina che vive a Bologna. Sassofonista e compositrice elettroacustica, ha anche una laurea in Filosofia. Insegna Installazioni sonore e Composizione multimediale al Conservatorio di Rovigo. Nel 2008 ha fondato Lorelei, agenzia di comunicazione sonora che applica la musica al marketing, all’advertising, al design. Con Gianpaolo D’Amico ha creato il blog sounDesign, riferimento italiano nel panorama della progettazione sonora.
1) Sara, arredare con la musica, progettare il suono: è corretto dire che, con l’immagine, il suono è l'”elemento” marketing per eccellenza?
Nel tempo, facendo questo lavoro, ho capito che benché per me il suono fosse il senso – o il sentire – più importante, esso non ci arriva mai da solo: noi sentiamo mentre vediamo, o mentre tocchiamo, o mentre odoriamo. Nel marketing è la stessa cosa, soprattutto se ci rifacciamo alla cornice del marketing sensoriale, o di quello esperienziale/emozionale. In breve: per i princìpi che legano la nostra percezione, un suono ben progettato amplifica e potenzia esponenzialmente il piacere della nostra esperienza di un prodotto, di un marchio o di uno spazio, legandosi alle altre esperienze – l’immagine in primo luogo. Allo stesso modo però, e questo si sottovaluta ancora molto spesso, un suono mal progettato “distrugge” altrettanto esponenzialmente la nostra esperienza, annullando qualsiasi immagine di marchio o design di prodotto, per quanto ben progettati. Mi fermo qui, potrei parlare ore di questo argomento!
2) Per fare il sound designer serve un “orecchio” particolare o il senso dell’udito può essere sviluppato?
Il senso dell’udito si sviluppa: così come non si è mai “stonati” senza speranza ma chiunque può apprendere ad essere intonato, ci vuole un pizzico di pazienza, quello sì. Perché il piacere massimo del suono è dato dal saperne ascoltare i movimenti minimi, quelli vicinissimi al silenzio. E per riuscire a sentirli, in una società molto rumorosa come la nostra, bisogna sviluppare qualche abilità.
Mart delle meraviglie
Alice è una bambina che cade nella tana di un coniglio e si ritrova in un mondo completamente diverso dal suo. Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, scritto da Lewis Caroll nel 1865, rappresenta ancora oggi una delle fiabe più affascinanti ed intriganti da interpretare. E solo apparentemente dedicata ai bambini.
Così, ad adulti sensibili è dedicata la mostra Alice in Wonderland, organizzata dal 25 febbraio al 3 giugno al Mart di Rovereto, in collaborazione con la Tate Liverpool, a cura di Christoph Benjamin Schulz e Gavin Delahunty, con l’assistenza di Eleanor Clayton.
Un percorso espositivo avvincente nel quale avviene l’incontro tra il racconto di Carroll e l’arte. Si parte dalla prima edizione di Alice illustrata da Sir John Tenniel, pubblicata nel 1865 a Londra da MacMillan, passando dai surrealisti e arrivando all’epoca contemporanea. (Prego, continui a leggere sotto)
Rethinking a landscape
Cambiarsi e rinnovarsi, ma all’insegna del riciclo, donando vita nuova a strutture inutilizzate. Una tendenza architettonica attuale che investe energie non solo all’avanguardia, ma deve prestare attenzione anche all’ambiente, in una maniera così precisa da sfiorare l’approccio più puramente ecologico.
Una necessità del XXI secolo, quando gli spazi liberi si riducono e il problema ambientale si fa sempre più persistente. Senza contare la difficile congiuntura economica che in qualche modo invita a scegliere la strada del creare.
E creare significa anche riciclare, riadattare gli spazi già esistenti. Da otto anni ad esempio, sono iniziati i lavori di realizzazione del parco di Fresh Kills a New York, costruito sopra la maxi-discarica omonima, tanto maxi da superare in altzza la Statua della Libertà e destinato a diventare l’area verde più vasta della città, 890 ettari di terreno.
Presso il Maxxi di Roma è aperta una mostra fino ad aprile intitolata “Re-cycle” che raccoglie più di 80 opere tra disegni, modelli, progetti che illustrano quella che è ed è stata l’arte del riciclo nella storia. Uno degli scopi di questa mostra è anche prendere una posizione sulle tecniche e sulle modalità di recupero dei nostri paesaggi e delle nostre città alla luce della scarsa efficienza di piani, programmi ed altri approcci tradizionali.
Una presa di posizione necessaria e attenta che si basa su sorprendenti innovazioni, sempre più stimolate dal necessario rispetto ambientale.
Una Bella ispirazione per Trento e la sua Ex-Italcementi.
Sopra, il prima e il dopo delle Gemini Residences Frosilos a Copenaghen e il recupero della discarica Vall d’En Joan fuori Barcellona. Sotto, l’area ex Italcementi nel quartiere di Piedicastello a Trento.
TESTO – ds ispirata da Matteo Zampollo MFL
FOTOGRAFIE – adigetto.it e MFL
MUSICA – temptation new order http://www.youtube.com/watch?v=ybIaIV9JyHA&feature=fvwrel
Rubelli veste il Teatro Bolshoi
Dopo la Fenice di Venezia, la Scala di Milano, il San Carlo di Napoli , il Petruzzelli di Bari e molti altri teatri, Rubelli – storica azienda veneziana di tessuti – entra anche nel tempio della musica e del balletto di Mosca: il Bolshoi, ovvero il Grande Teatro.
Uno dei teatri più importanti al mondo sarà “vestito” con tessuti realizzati dall’azienda veneziana nella propria tessitura di Cucciago, presso Como, da cui sono partiti per Mosca oltre 12.000 metri tra damaschi, lampassi preziosi, broccatelli, velluti e tessuti tecnici.
Rubelli ha iniziato a lavorare sul progetto già nel 2007: in una prima fase per i palchi, i parati e le tende, e poi per l’imponente sipario, anzi, più precisamente, per i sipari, visto che ce n’è più d’uno.
Il primo contatto con la Direzione del Teatro risale a quattro anni fa, quando a Rubelli fu richiesto di realizzare, sulla base di alcuni campioni originali in seta del teatro, un damasco ( per i palchi, i retropalchi e le mantovane) e un broccatello (per le tende e i parati), entrambi di colore rosso, oltre a due velluti ignifughi (uno leggero, sempre per tende, ed uno molto resistente, per le balaustrate), tutti in linea con le normative vigenti.
Riuscire ad ottenere lo stesso risultato cromatico – un rosso intenso – traducendo la seta in tessuto antifiamma non è stato semplice. Molteplici le prove realizzate nella tessitura Rubelli, tutti rigorosamente in Trevira CS, prima di arrivare all’approvazione del campione e quindi alla produzione e alla consegna del’intera commessa.
Del damasco, che riproduce fedelmente il motivo di ispirazione zarista , sono stati realizzati circa 1200 metri; del broccatello, caratterizzato da un disegno con un rapporto molto grande e da un colore rosso di tonalità leggermente diversa rispetto al damasco, oltre 6000 metri. E, ancora, dei velluti – di un rosso intermedio – oltre 2000 metri.
Alla fine del 2009 i complessivi 9200 metri vengono consegnati al teatro per un’immediata messa in opera. In realtà, l’apertura del teatro viene posticipata e quindi i tessuti vengono stoccati a Mosca e, su indicazioni di Rubelli, conservati con le dovute precauzioni.
Nel corso del 2010 e del 2011 vengono consegnati in varie tranches il lampasso e il velluto per i sipari, per le colonne laterali e per le balaustre dei palchi, oltre a 1700 metri di tessuto tecnico.
Il sipario rappresenta senz’altro la parte più importante, impegnativa e preziosa di tutto il lavoro.
Le varie fasi dell’operazione sipario (studio iniziale, esecuzione del disegno, realizzazione di campioni e successive approvazioni) si svolgono in un arco di tempo di circa un anno e mezzo. Durante i diversi stadi di avanzamento dei lavori vi sono numerosi incontri, sia in Italia che in Russia, tra i responsabili del teatro e le varie persone di Rubelli coinvolte nel progetto: disegnatori tecnici, stilisti e responsabili commerciali. Oltre che nella sede di Venezia, una delegazione del teatro si reca anche nella tessitura Rubelli di Como, sia nella fase di avviamento del lavoro e in quella conclusiva.
Il tessuto del sipario originale, di seta e fili di oro zecchino, si caratterizzava per il rapporto molto grande (1,5 metri in orizzontale e oltre 3 metri in verticale) del disegno, rapporto che viene mantenuto identico anche nella riproduzione di Rubelli.
Questo disegno presentava elementi tipici dell’iconografia sovietica: le spighe di grano, la falce e il martello, la stella a cinque punte e la scritta in cirillico CCCP, equivalente a URSS, ossia a Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Sulla base del nuovo disegno artistico fornito dalla direzione del Teatro, questi elementi vengono sostituiti con l’aquila imperiale zarista bicipite, San Giorgio col drago e la scritta RUSSIA , naturalmente in cirillico.
Per mantenere la preziosità del sipario originale, la tessitura Rubelli ha utilizzato 500 chilogrammi di filato d’oro puro, messi a punto da una filatura altamente specializzata e nel suo genere unica al mondo. Il risultato è un lampasso prezioso e dall’aspetto brillante con il quale sono stati realizzati due sipari: il primo è quello “classico”, composto da due drappi che, scorrendo su dei binari, si raccolgono lateralmente; il secondo è quello che, scendendo dall’alto, viene utilizzato teso, come sfondo, in particolare – com’è consuetudine – in occasione di discorsi tenuti dal Presidente. Per i due sipari e il rivestimento delle colonne laterali sono stati forniti in totale oltre 1100 metri lineari di lampasso. Vi è poi un terzo sipario, anch’esso di colore rosso, per il quale sono stati necessari 930 metri di velluto, che è servito anche per realizzare l’arlecchino.
Per Rubelli “l’operazione” Bolshoi”, iniziata nel 2007, si è conclusa con l’inaugurazione ufficiale del teatro rinnovato il 28 ottobre scorso.
Dopo i più prestigiosi teatri italiani, i tessuti Rubelli diventano quindi protagonisti nel mitico teatro russo e d’ora in avanti, spettacolo dopo spettacolo, tournée dopo tournée, daranno il benvenuto, in una sorta di abbraccio, anche all’appassionato pubblico del Bolshoi.
Yeta, il rifugio camaleonte
Un modulo abitativo dalle molteplici applicazioni: una stanza nel verde, un punto di riparo, un locale per uso didattico o di servizio. Questa è Yeta. Ma cosa la rende unica e così attraente? La sua camaleontica sintonia con la natura che la circonda.
Yeta è una struttura progettata per mimetizzarsi nell’ambiente e lo fa dialogando con esso, cambiandosi d’abito a seconda del contesto in cui viene inserita.
Il concept è quello della relazione con la natura, dell’interrelazione con il territorio, fatto di consapevolezza, rispetto, libertà. Yeta è realizzata con materiali naturali che possono essere recuperati e riutilizzati e dotata di pannelli fotovoltaici a scomparsa che assicurano l’indipendenza energetica.
La sua presenza può definirsi “sostenibile” a 360° e non solo per il concept ma anche per la logistica, visto che la struttura viene appoggiata al terreno, inserendosi così in modo discreto nell’ambiente, per poi scomparire all’occorrenza senza lasciare traccia di sè e della sua permanenza.
Yeta è camaleontica, il suo “guscio” può cambiare a seconda del luogo dove viene inserita. Può essere in legno grezzo, soffice prato o pietra. E’ modulare, perché viene costruita rapidamente mediante elementi preassemblati e standardizzati. E’ versatile, in quanto utilizzabile per svariate applicazioni e diversi campi come rifugio privato nella natura, nell’ambito dei servizi, per lo sport e il turismo.
L’idea è nata dalla passione per la montagna e dalla consapevolezza dell’unicità dell’ambiente naturale che ci circonda. E’ nato così, il prototipo sperimentale abitativo Yeta, un progetto dello studio di architettura LAB ZERO di Rovereto che si colloca nel filone di ricerca per sistemi abitativi temporanei, trasportabili, modulari, industrailizzati, adattabili, nonché dal basso costo e impatto ambientale che lo studio, diretto dall’architetto Flavio Galvagni, sta conducendo da alcuni anni. Yeta è quindi diventato un prototipo reale, grazie alla collaborazione di un pool di imprese e professionisti.
Info: arch. Flavio Galvagni LAB ZERO tel. 0464.870209 flavio@lab-zero.com www.yeta.it