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L’attimo raccolto (del rientro)
L’attimo raccolto (in studio)
L’attimo raccolto (al termine della giornata)
L’attimo raccolto (in studio)
#returnedkit
L’attimo raccolto (del venerdì sera)
Strategie
L’attimo raccolto (del lunedì pomeriggio)
L’attimo raccolto (in studio)
Oltre le gambe c’è di più
Il tavolo, per me il cuore di tutto. Dove si mangia, dove si lavora, dove si vive creando. E come dice Umberto Dattola di CLAB4design, dove si prendono le decisioni più importanti.
La scelta di un tavolo segue il gusto e l’armonia dello spazio circostante, ma soprattutto la bellezza. La bellezza di quattro gambe e un piano che ti trasformano lo spazio e la vita.
Per il mio workspace ho scelto I’m a woodworker table, una delle creazioni di CLAB4design, di Umberto Dattola.
Un tavolo con gambe in ferro tinte, piano in legno massiccio trattato con olio naturale atossico nella versione 200L x 75H x 85W cm.
L’attimo raccolto
L’attimo raccolto
L’attimo raccolto (del lunedì mattina)
L’attimo raccolto (della sera)
L’attimo raccolto (del lunedì)
Ma dove vai, bellezza in bicicletta?
Dopo l’edizione di maggio e giugno, torna a Trento con la versione invernale ”Al lavoro in bicicletta”. Per i suoi dipendenti, l’amministrazione comunale rilancia questa interessante iniziativa che mira a promuovere l’uso delle due ruote puntando sui risvolti positivi per la salute e ad una mobilità più sostenibile.
Se non fosse perché il mio ufficio è praticamente casa mia, sarei la prima a balzare in sella ad una bicicletta, rinunciando magari a gonne troppo strette, corte o svolazzanti, ed ancora, trench o cappotti aperti come mantelli al vento. Anche se potete chiedermi tutto, ma non certo di rinuciare alle mie chanel tacco 10!
Perché trovo estremamente affascinante quella donna che sale sulla bici, pedala invece di guidare o di aspettare un autobus che non arriva. La vedo come una cittadina più consapevole ed interessante, elegante nella sua sobrietà come una professionista, ma attraente come le emiliane dei luoghi comuni, comunque allegra “dentro” (la bici, come l’amore corrisposto, è un antidepressivo naturale). E soprattutto, la vedo come una donna sicura di sè, che lascia a terra le solite paturnie legate al look, alla messa in piega, alle scarpe, alla gonna stretta.
Sono donne che si sanno distinguere certo, che si fanno notare fra lo street style cittadino. Ma non sono certo icone snob. Anzi, a differenza di altre signore benestanti di mezzo mondo, non inquinano e non parcheggiano in doppia fila quando fanno spese. Poi bisogna ammetterlo, ci sono anche le cicliste che vanno in giro convinte che la strada sia a loro disposizione e tutti, automobilisti e pedoni, debbano cedere loro il passo. A loro ricordiamo con forza, che pedalare non è attività elitaria, dopo gli ultimi rincari della benzina e i tagli al trasporto pubblico, meno che mai. Casomai è attività che migliora la vita. Fisicamente, chi pedala è in forma e risparmia la palestra; emotivamente, perché andare in bici produce endorfine e buonumore, dà soddisfazione e rende più asserive.
Insomma, belle donne. E non sono d’accordo che l’effetto “bellezza in bicicletta” si possa ottenere solo e non oltre i 25 anni. Alcune città italiane, come Milano e Verona, insieme a Parigi, vantano le cicliste più eleganti del mondo. Con mises minimali o comunque seriose, messe in piega inamovibili o perfette code di cavallo, cestino sul manubrio con la portadocumenti Vuitton o la Gucci dentro. Guardare ed imitare, la primavera è alle porte.
TESTO – ds
FOTOGRAFIE – foto da italiancyclechic.com
MUSICA – bicycle race queen http://www.youtube.com/watch?v=v0nQiiES9_I
Natura terapeuta
Ritengo che i nostri ragazzi abbiamo davvero bisogno, oggi più che mai, di imparare a “fermarsi”, ad “ascoltare” e a “sentire”.
Un’esperienza singolare ma sicuramente intensa è portarli a visitare un’antica segheria veneziana.
“La segheria non è uno strumento di lavoro ma di conoscenza”. Questo è il saluto di accoglienza del segantino che apre le porte a un mondo lontano, dove il tempo sembra non essere mai passato.
Seduto su un bancale di assi di larice profumato, inizia il racconto di una lunga storia che ha come protagonisti l’acqua, il legno e la luna. Racconta di un segantino che conosce intimamente il bosco e le varie essenze, che rispetta i cicli lunari e aspetta quando il bosco si addormenta per procedere al taglio. Racconta delle sette essenze che compongono un’antica segheria ad acqua, il larice, l’abete bianco e rosso delle assicelle ammortizzatici, il melo e il pero selvatico tagliati con la luna calante di novembre ed essiccati fino a sette anni, la betulla, il faggio, il frassino e il maggiociondolo, considerato un’essenza negativa, notturna, amica della luna.
E’ una storia che parla di una co-partecipazione con l’ambiente, di una profonda e intima conoscenza della natura e delle caratteristiche del territorio.
L’antica segheria è immersa nella natura, tra distese di boschi e prati di alta montagna. Il suono dell’acqua del torrente che scorre a pochi metri è così forte da non sentire altro rumore, nemmeno la voce di una persona vicina. E’ più facile quindi invitare i ragazzi ad utilizzare gli altri sensi. Così, si lasciano inebriare dal forte profumo delle essenze tagliate e accatastate all’esterno.
Un’esperienza arricchente per loro e per noi, da vivere insieme, da portare a casa per ritrovare quel ritmo naturale che stiamo lentamente perdendo.
Segheria veneziana in loc. Molini di Pondasio a Malè Maurizio Bontempelli tel. 339 6306746.
TESTO – ds
FOTOGRAFIA – Agh
MUSICA – natural mystic bob marley http://www.youtube.com/watch?v=YKtX6cf0_0A
Valle di Cembra, la Machu Pichu del Trentino
Può essere definita la “Machu Pichu” del Trentino. La manifestazione simbolica per eccellenza dell’identità di un popolo, l’incredibile testimonianza di un’opera dove l’uomo interagisce con la natura.
I vigneti terrazzati della Valle di Cembra si estendono per quasi 500 chilometri lineari, sostenuti da migliaia di antichi muri a secco. Lo splendido connubio tra il paesaggio vitato, modellato con i suoi dolci terrazzamenti da secoli di duro lavoro umano, e l’asprezza del territorio alpino che gli fa da cornice, rappresentano per la loro unicità storico-rurale, nonché per il loro valore estetico ed etico, un esempio di eccellenza ed un importante riferimento per le politiche di conservazione e salvaguardia paesaggistica non solo locale, ma anche a livello nazionale ed internazionale.
La destra orografica del torrente Avisio è caratterizzata dalla presenza di imponenti terrazzamenti coltivati a vite, che si spingono fino a oltre 800 metri di quota per una superficie di circa 600 ettari, dando vita ad un paesaggio dalle caratteristiche uniche. Più accidentato si presenta il versante sinistro della valle, dove il verde intenso dei boschi di conifere è “lacerato” dagli sprazzi di rosso delle cave di porfido.
Da questa bellezza così sobria e severa, rimase affascinato anche il famoso pittore rinascimentale tedesco Albrecht Dürer che volle onorare le qualità paesaggistiche della valle, raffigurandola in diversi acquarelli durante il suo primo viaggio in Italia.
La forte pendenza del terreno ha imposto, ai fini della coltivazione della vite, l’intervento dell’uomo sul terreno, mediante la costruzione di un impianto a gradoni realizzato da muri artificiali di sostegno.
Si calcola, per difetto, che i muri a secco dei terrazzamenti sviluppino una lunghezza complessiva di circa 450 chilometri, in grado di abbracciare ben 15 volte i 30 chilometri della valle.
Questi secolari muretti, costruiti senza malta, miscelando certosina pazienza e materiale porfirico scelto, sono il risultato di un’accurata esecuzione, poggiando e incastrando un sasso sopra l’altro, in basso i macigni più grossi e man mano, a salire, i sassi di dimensione inferiore, fino a raggiungere altezze di diversi metri.
Ma l’azione dell’uomo interpreta la sua vera virtù non solo nella costruzione, ma soprattutto nell’opera di tutela di questi muri, garantita anche da costanti e laboriose manutenzioni. In passato, mancando le pur ripide, ma percorribili strade interpoderali attuali, è facile comprendere la fatica ed il disagio davvero estremi dei viticoltori.
I terrazzamenti sono diventati così, il simbolo della tenacia della gente cembrana che non solo li ha realizzati, ma soprattutto, ha lottato per la loro conservazione nei secoli.
TESTO – ds per Terra Trentina
FOTOGRAFIA – Agh
MUSICA – it’s my life jon bon jovi http://www.youtube.com/watch?v=vx2u5uUu3DE&ob=av2e