Stamattina, mentre preparavo la colazione, mio figlio ha lasciato ruspe, camion ed altri attrezzi per rifugiarsi in un angolo del salone, dove un originale sgabello in legno, realizzato da un vecchio banco da chiesa, accoglie una serie di libri “che se la tirano”, ovvero, reputandosi “diversi”, hanno deciso un giorno di estraniarsi dagli “altri” che affollano la biblioteca per cercare una visibilità tutta loro. Ottenendo invero, l’effetto contrario. Perché in quest’angolo della casa, dimenticato da tutti fuorché dalla polvere, sono stati letteralmente abbandonati e scoperti, se non per caso (e per gioco), dal piccolo Gianmarco. Che però, guarda l’ironia del caso e del gioco, solo dalla loro esteriorità è stato attratto.
Comunque, oltre alla polvere, Gianmarco ha sollevato la mia curiosità su alcuni libri che non ricordavo di possedere e che mi ha fatto tanto piacere rincontrare. Devo dire che la miscellanea elettiva è davvero eterogenea: si va da Harry Potter and the Philosopher’s Stone alle (pallosissime) Memorie del Metternich, dalla biografia di Hillary Rodham Clinton alla Storia di Venezia di Frederic C. Lane, dalle Relazioni di Franz Kafka alla trilogia della Fallaci (che, lo devo riconoscere, ha suscitato un particolare interesse nel pupo), dal libricino da opera del Faust alla biografia di Luigi Gonzaga, da A passo di gambero di Umberto Eco al Viaggio in Italia di Goethe. Potrei continuare ancora per qualche paio di libri, ma mi domando se per caso (o per gioco) ci sia almeno un sottile fil rouge che leghi questi egocentrici saccenti in cerca di gloria. In tutto questo tempo, in tutta quella solitudine, si saranno scambiati almeno qualche parola, io suppongo.
Comunque, saputello tra i saputelli, uno di loro è riuscito nello scopo. Trattasi de Il vello d’oro e altri racconti di Theophile Gautier, quattro racconti che hanno come tema comune l’arte. Lo rileggerò tanto volentieri e tutto d’un fiato. Certo è che questo libercolo, non solo continuerà ad evitare il “popolino” della biblioteca al secondo piano, ma eviterà pure la prosopopea nell’angolo (rispolverato) dei saputelli. Rimarrà invece tra le mie carte, le sudate carte, il mio lavoro quotidiano. Nella sua luce a ricordarmi che: “E’ l’amore con l’arte in uno spazio provvisoriamente libero dal tempo, per chi sa percepire le energie nascoste in un dipinto, per chi sa vedere negli abissi infiniti del presente”.